Senti chi parla! Quando a simulare è il paziente simulato pediatrico

Rosaria Lea
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L’uso del paziente simulato pediatrico sta emergendo come una nuova risorsa nella formazione dei medici in pediatria. Utilizzato in scenari di simulazione realistici, questo approccio aiuta a sviluppare competenze comunicative fondamentali, specialmente nella gestione di situazioni complesse con i bambini. Tuttavia reclutare minorenni, prepararli adeguatamente per il ruolo, insegnare loro come fornire feedback costruttivi e supportarli nella partecipazione a sessioni di simulazione ripetute è un processo complesso e non privo di difficoltà. I risultati raccolti durante la Pediatric Simulation Experience del 2024 hanno evidenziato un forte apprezzamento per l’efficacia dell’approccio, dimostrando che l’integrazione di pazienti simulati è un utile strumento per affinare le abilità relazionali e cliniche dei futuri pediatri.

E se un giorno i bambini potessero dare un feedback ad un medico su come si sono sentiti durante la visita? Ecco, è arrivato quel momento! Questo breve articolo vuole raccontare l’esperienza del centro SIMNOVA dove, forse per la prima volta in Italia, sono stati introdotti scenari di simulazione con paziente simulato pediatrico, specificamente progettati per i medici in formazione specialistica in pediatria. Infatti, se l’aspetto della comunicazione medico-paziente è raramente incluso nei programmi di formazione, ancor di meno lo è quello con il paziente pediatrico, per cui spesso la capacità di relazionarsi ai piccoli pazienti viene demandata a doti innate e non a competenze apprese durante il percorso formativo. Nel panorama della simulazione, quella con il paziente simulato è ormai una strategia di apprendimento consolidata, per la formazione delle competenze trasversali di medici e infermieri.

L’uso dei pazienti simulati in pediatria: tra benefici e complessità

“Il paziente simulato è una persona che è accuratamente addestrata a recitare il ruolo e rappresentare segni e sintomi, tanto da non essere distinto da un paziente reale neanche dal professionista esperto” [1]. I pazienti simulati adulti trovano oggi ampio impiego nella formazione dei professionisti sanitari, per lo sviluppo di standard a sostegno delle best practice e della sicurezza sia del paziente, sia dell’operatore. In ambito pediatrico gli aspetti relativi alla comunicazione rivestono un ruolo di particolare rilevanza: i professionisti sanitari in questo contesto sono chiamati a confrontarsi spesso con situazioni complesse, che implicano non solo il possesso di solide competenze cliniche, ma anche di abilità di tipo comunicativo/relazionale, che tengano in considerazione lo sviluppo cognitivo dei bambini, il loro stato emotivo e il contesto familiare di cui fanno parte. L’importante contributo dei pazienti simulati pediatrici nel favorire l’acquisizione di abilità di comunicazione è documentato in letteratura. [2,3] [2,3] Gamble e colleghi (2016) hanno analizzato 15 studi provenienti da varie fonti e che interessavano diverse professioni sanitarie, ed è emerso chiaramente che il coinvolgimento di bambini e adolescenti è fattibile come strategia non solo di apprendimento ma anche di valutazione. La revisione sistematica di Gamble et al. evidenzia, infatti, come il loro impiego in simulazioni realistiche migliori il coinvolgimento dei partecipanti aumentando il realismo delle interazioni grazie alla loro autenticità e capacità di fornire feedback diretto. Inoltre, il feedback ricevuto dai pazienti pediatrici simulati è risultato particolarmente potente, aiutando i partecipanti a migliorare le abilità di comunicazione in contesti pediatrico-specifici.

In uno studio del 2020, condotto sempre da Gamble, insieme ad altri collaboratori, gli adolescenti che hanno vissuto esperienze come pazienti simulati hanno condiviso riflessioni intime e uniche sulle loro esperienze. Tra i fattori motivanti emersi, spicca un entusiasmo quasi altruistico: il desiderio di contribuire attivamente alla formazione dei futuri professionisti della salute, un aspetto che ha conferito ulteriore valore al loro ruolo educativo. Inoltre, gli adolescenti hanno sottolineato l’importanza di essere preparati attraverso programmi di induzione e formazione, che si sono rivelati fondamentali per aumentare la loro fiducia e competenza nel ricoprire efficacemente il ruolo e fornire feedback costruttivi. È anche interessante che gli adolescenti che avevano osservato adulti incaricati come SP di interpretare ruoli adolescenziali, hanno ritenuto che questa scelta in alcuni casi danneggiasse sia la soddisfazione del paziente simulato sia il raggiungimento degli obiettivi formativi da parte dei partecipanti. Anche se prevalentemente positiva, l’esperienza non è stata priva di aspetti critici: i più giovani hanno riportato stanchezza per le lunghe giornate e disagio nel fornire feedback, mentre alcuni adolescenti più grandi hanno vissuto conseguenze potenzialmente negative, pur non interpretandole come tali.

Reclutare dei minori, formarli adeguatamente al ruolo, aiutarli ad acquisire la capacità di restituire feedback in modo costruttivo e guidarli alla partecipazione di sessioni di simulazione ripetute, risulta quindi essere un processo complesso, non privo di criticità. [4,5] Per far sì che il coinvolgimento di bambini e adolescenti nel rivestire il ruolo di pazienti simulati avvenga in modo sicuro, sono state prodotte delle raccomandazioni specifiche, in accordo con gli standard of best practice, pubblicate dall’Association of Standardized Patient Educators (ASPE), in combinazione con la International Nursing Association of Clinical Simulation and Learning (INACSL). Mentre gli Standards of Best Practice dell’ASPE offrono un quadro generale per l’impiego sicuro e standardizzato dei pazienti simulati pediatrici, le linee guida elaborate da Budd et al. nel 2017 propongono strategie specifiche per garantire la sicurezza, in particolare psicologica, dei piccoli. Tra queste, l’importanza di ottenere consenso informato dai genitori e assenso dai bambini, spiegando in modo comprensibile la loro partecipazione, così come la necessità che le sessioni si svolgano in ambienti sicuri e prevedano pause regolari, supporto emotivo e feedback da parte dei bambini stessi. Questo approccio, rispettoso delle loro capacità cognitive ed emotive, sembra in grado di garantire un contesto educativo etico e protettivo.

Un’esperienza diretta con pazienti simulati pediatrici: la PSE 2024

Nel mese di Aprile 2024, presso il centro SIMNOVA, si è tenuta la Pediatric Simulation Experience (PSE), un evento formativo rivolto ai medici in formazione specialistica in pediatria , provenienti dalle diverse scuole italiane, volto al miglioramento della cura di neonati e bambini attraverso la formazione basata sulla simulazione.

Tra le stazioni proposte, una prevedeva uno scenario di simulazione in ambiente immersivo, con paziente simulato pediatrico, per l’appunto, e aveva come focus la comunicazione di diagnosi di celiachia al bambino e al suo caregiver/accompagnatore. Al termine dello scenario di simulazione, nel contesto del debriefing formale offerto ai partecipanti e guidato da facilitatori esperti di SIMNOVA, si è inserito il feedback “protetto” fornito dal paziente simulato pediatrico e dal suo caregiver/accompagnatore. Per garantirne la sicurezza psicologica dei bambini coinvolti, le loro impressioni sull’interazione con i giovani medici sono state raccolte in sede separata, attraverso la videoregistrazione, per poi essere visionate, da parte dei diversi team coinvolti, nel corso del debriefing. Per la partecipazione allo scenario di simulazione, i pazienti simulati pediatrici e i loro caregiver/accompagnatori sono stati selezionati e opportunamente formati, attraverso sessioni dedicate, sia all’interpretazione del ruolo sia alla restituzione del feedback. Al termine dell’evento, è stato somministrato ai partecipanti un questionario on line, in forma anonima, con l’obiettivo di valutare il gradimento e l’efficacia dell’esperienza simulativa. Il questionario comprendeva domande iniziali dicotomiche sì/no, seguite da 3 domande a cui poteva essere assegnato un punteggio da 1 a 5 (su scala Likert).

I risultati del questionario, a cui ha risposto il 63% dei partecipanti (22/35), hanno evidenziato un notevole interesse per l’approccio con pazienti simulati pediatrici. La maggior parte dei partecipanti (77,3%) non aveva familiarità con questa metodologia, ma il 100% ha espresso stupore nell’incontrare un paziente simulato pediatrico. L’esperienza è stata particolarmente apprezzata: il 69,2% degli intervistati ha dato il massimo punteggio al coinvolgimento nello scenario e il 91% ha valutato l’efficacia formativa con un punteggio di 5. Anche il feedback fornito dal paziente simulato è stato ritenuto utile, con il 57,1% degli intervistati che gli ha assegnato il punteggio massimo.

Conclusioni

Riteniamo di potere considerare l’impiego del paziente simulato pediatrico nello scenario di comunicazione di celiachia uno strumento utile ad allenare le abilità relazionali dei medici in formazione specialistica.

Più in generale, questo approccio pionieristico potrebbe rappresentare un’opportunità per affinare le competenze cliniche e comunicative di pediatri attuali e futuri, in un ambiente sicuro e realistico, con l’opportunità unica di ricevere dai bambini un feedback sulla propria prestazione.

Bibliografia

1. Vu NV, Barrows HS. Use of standardized patients in clinical assessments: recent developments and measurement findings. Educational Researcher. 1994 Apr;23(3):23–30

2. Gamble, A., Bearman, M. & Nestel, D. A systematic review: Children & Adolescents as simulated patients in health professional education. Adv Simul 1, 1 (2016). https://doi.org/10.1186/s41077-015-0003-9

3. Gamble, A., Bearman, M. & Nestel, D. Listening to young voices: The lived experiences of adolescent simulated patients in health professional education. Nurse Education Today, Volume 91, 2020,104476, ISSN 0260-6917, https://doi.org/10.1016/j.nedt.2020.104476

4. Budd NN, Andersen PR, Harrison P, Prowse N. Guidelines for engaging children as simulated patients. Queensland, Australia: University of the Sunshine Coast. 2017

5. Cahill H, Coffey J, Sanci L. ‘I wouldn’t get that feedback from anywhere else’: learning partnerships and the use of high school students as simulated patients to enhance medical students’ communication skills. BMC Medical Education. 2015 Dec;15(1):1–9

6. INACSL Standards Committee. INACSL standards of best practice: SimulationSM participant evaluation. Clinical Simulation in Nursing. 2016 Dec 1;12: S26–S29. 19

7. Lewis KL, Bohnert CA, Gammon WL, et al. The association of standardized patient educators (ASPE) standards of best practice (SOBP). Advances in Simulation. 2017 Dec;2(1):1–8RE

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