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3 punti chiave nella progettazione di uno scenario di simulazione

Alvaro Trampal Ramos
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Obiettivi, zona di simulazione e esperienza degli alunni sono punti chiave al momento di realizzare la progettazione di uno scenario di simulazione


Quando ci affacciamo per la prima volta al mondo della simulazione clinica, pensiamo di aver bisogno di un simulatore ad alta fedeltà o tecnologie estremamente care e un laboratorio di simulazione pieno di elettromedicine, in modo da realizzare simulazioni migliori e rendere contenti e preparati i nostri alunni, tuttavia in molte occasioni non è così, quindi tutto dipenderà dagli obiettivi che individuiamo con i nostri alunni.  

Spesso si ha la convinzione che fare simulazione significa mettere gli alunni di fronte a un manichino, presentare loro un caso e spingerli ad improvvisare una soluzione, ma la simulazione è molto di più. Io paragono gli scenari di simulazione clinica a un’opera teatrale, in cui è necessario analizzare e considerare ogni minimo dettaglio sul palcoscenico. Questo richiede molte ore previe di pianificazione, progettazione e pilotaggio. Secondo la mia esperienza, un caso di simulazione di 10-20 minuti con 20 minuti di pre-briefing e 60 di analisi o debriefing, richiede un lavoro preliminare di all’incirca 24 ore. 

In questo piccolo articolo mi piacerebbe mostrare che non sempre “più è meglio” e vorrei concentrarmi sugli obiettivi della simulazione, visto che sono un punto chiave nella sua progettazione. La prima cosa che dobbiamo chiederci è: che obiettivi vogliamo ottenere attraverso lo scenario di simulazione e quali sono i risultati attesi? L’approccio migliore viene fornito dalla metodologia SMART:

  • Specifico: Cosa faremo esattamente e perché?
  • Misurabile: E’ quantificabile e possiamo misurarlo?
  • Raggiungibile (Attainable in inglese): Possiamo raggiungere l’obiettivo nei tempi proposti, con le risorse che abbiamo disponibili? 
  • Realista: Avrà un effetto sull’obiettivo o risultato desiderato? 
  • Temporizzato: Quando si raggiungerà questo obiettivo?

Oltre alla metodologia SMART, dobbiamo definire se gli obiettivi che ci proponiamo sono tecnico-assistenziali, ovvero relativi a tecniche, processi, competenze etc. oppure obiettivi non tecnici come la comunicazione, leadership, analisi etc. 

Un altro dei punti chiave per la progettazione di uno scenario di simulazione è sapere in che zona di simulazione lavoreremo. Sicuramente avrete sentito parlare delle SimZones che propone Roussin nel suo articolo Simzones: an organizational innovation for simulation programs and centers (2017). Per coloro che non lo conoscono, vi faccio un riassunto molto rapido con esempi: 

  • Zona 0: Realtà virtuale. Feedback automatico durante la pratica di abilità e competenze.
  • Zona 1: Orientamento clinico. Sviluppo di competenze cliniche. 
  • Zona 2: Scenario in cui le condizioni del paziente peggiorano. 
  • Zona 3: Sviluppo del team. Fattori umani e sviluppo di sistemi. 

Perché è importante sapere in che SimZone lavoreremo? Perché in funzione della zona, cambieranno i requisiti tecnici, umani e materiali e quindi avrò bisogno di simulatori con maggiore o minore affidabilità o tecnologia. Per esempio, se voglio insegnare a fare compressioni toraciche durante una rianimazione cardiopolmonare, opererò in zona 1 con un torso di RCP con sistema di retroalimentazione, in cui l’istruttore si incaricherà solo di dare feedback all’alunno, ma se voglio insegnare punti del CRM (Crisis Resource Management), avrò bisogno di sviluppare uno scenario di simulazione immersivo, ovvero, in cui l’alunno non dovrà immaginare di realizzare un’azione, ma bensì dovrà svolgerla con il materiale appropriato. Ricordatevi che immaginare è faticoso per gli adulti, per cui dover utilizzare molto l’immaginazione potrebbe essere una barriera per i partecipanti e rendere difficile la loro entrata nella simulazione. 

E’ imprescindibile tenere sempre a mente il concetto di fedeltà durante la progettazione di uno scenario di simulazione. La fedeltà è il fulcro della simulazione clinica: può essere di tipo tecnico (simulatore, contesto, moulage), emozionale (interazione) o concettuale (scenario). In funzione della zona di simulazione in cui stiamo lavorando, avrà più importanza una componente o l’altra. Se lavoriamo nella zona 0 o 1, la componente tecnica avrà una grande importanza, se lavoriamo nella zona 2 la componente concettuale, e se lavoriamo nella zona 3, la componente emozionale. 

In conclusione, è possibile realizzare simulazione low cost di qualità, però dovrà essere tutto calibrato in funzione dei tuoi obiettivi, la zona di simulazione in cui lavorerai e l’esperienza degli alunni.


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