Quando vincendo si impara

Silvia Oldani
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A Humanitas University il riconoscimento internazionale “ASPIRE-to-Excellence Award 2021” dell’AMEE nella categoria “Simulation”

Nel suo libro Resisto dunque sono Pietro Trabucchi scrive “se gioco solo per vincere finisce che ho molta paura di perdere”. Credo che ben riassuma lo spirito con cui abbiamo partecipato a questa iniziativa dell’Associazione Internazionale di Medical Education (AMEE), promossa a incoraggiare l’eccellenza nella formazione in medicina e nelle professioni sanitarie. 

L’AMEE (Association for Medical Education in Europe) è un’associazione mondiale nata nel 1972 con lo scopo di sostenere le istituzioni nelle loro attività educative, promuovere iniziative di formazione continua, di sviluppo di evidenze nell’ambito della Medical Education e standard di best practice nella formazione sanitaria. Ogni anno si svolge un congresso internazionale che raccoglie più di 3000 persone da tutto il mondo che si incontrano e discutono in workshop, simposi, plenarie, poster e comunicazioni orali circa i grandi temi della formazione sanitaria: la pianificazione dei curricula, gli approcci e i metodi formativi, le tecniche di valutazione, la simulazione e le sue tecniche e approcci metodologici. Circa 5 anni fa l’associazione ha lanciato l’ASPIRE-to-Excellence-Award, un premio per l’eccellenza rivolto alle scuole mediche, dentistiche e veterinarie. Il premio assegna un riconoscimento di eccellenza a livello internazionale in diverse aree: Assessment of students, Curriculum Development, Faculty Development, Inspirational Approaches to Health Professions Education, Simulation, Social accountability of the Medical school, Student engagement, Technology Enhanced Learning

…metterci alla prova, riprendere in mano tutti i pezzi del puzzle per rileggerli sotto la lente dei rigorosi criteri di valutazione anglosassoni.
Il risultato è stato senza dubbio una bella scarica di adrenalina, che ci ha ripagato di uno sforzo immenso, garantito anche durante la pandemia.

Lo scorso anno come Office for Medical Education abbiamo deciso di presentare la domanda di partecipazione per l’area Simulation. Lo spirito con cui ci siamo approcciati a questa sfida è stato quello di utilizzare questa iniziativa come un modo per fare un bilancio complessivo del nostro lavoro degli ultimi sette anni come Hunimed, ma in realtà undici se consideriamo l’esperienza con L’Università degli Studi di Milano, sistematizzarlo e sottoporlo alla valutazione di un panel di esperti internazionali, tra i nomi più prestigiosi della Medical Education. Insomma, metterci alla prova, riprendere in mano tutti i pezzi del puzzle per rileggerli sotto la lente dei rigorosi criteri di valutazione anglosassoni. Il risultato è stato senza dubbio una bella scarica di adrenalina, che ci ha ripagato di uno sforzo immenso, garantito anche durante la pandemia. Ma c’è un altro valore che abbiamo scoperto cammin facendo, quello di accrescere la consapevolezza circa tutte le componenti del nostro progetto educativo. Questo è stato senza dubbio qualcosa di inaspettato. Quando sei dentro i processi raramente hai la possibilità di guardare il tutto. È un po’ come quando arrivi in cima alla montagna e guardandoti indietro assapori più la fatica che hai fatto per arrivarci, che il semplice fatto di esserci arrivato. Per questo il valore aggiunto è stato quello che noi, come gruppo, abbiamo imparato partecipando a questo premio. 

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Humanitas University nasce nel 2014 come università privata. La presenza di un’amministrazione fortemente orientata a creare un contesto di formazione innovativo e ispirato ai modelli internazionali, il forte committment con il personale medico ospedaliero, la presenza di un Office for Medical Education dedicato alla progettazione della formazione e alla ricerca nell’ambito dello sviluppo di competenze cliniche e non da ultimo il Mario Luzzato Simulation Center, hanno permesso di costruire nel tempo una formazione professionalizzante degli studenti di medicina. Un centro di simulazione, quello di Humanitas, tra i più innovativi in Europa, che con i suoi 3000 mq offre spazi, tecnologie e metodi didattici avanzati per la formazione di base, specialistica e continua. 

La candidatura a questo premio ha significato rispondere ad una serie di requisiti valutati secondo rigorosi indicatori. Una delle principali richieste è stata per esempio l’esplicitazione della cornice teorica e organizzativa, che giustifica e integra la simulazione nel curriculum. Nel curriculum di Hunimed la simulazione parte sin nei primi anni con attività pratiche legate alle discipline di base (anatomia e fisiologia) per intensificarsi poi al terzo anno, seguendo un progressivo crescendo di complessità di obiettivi clinici fino al V anno secondo la cornice di riferimento R.I.M.E. di Pangaro. Punto di forza è quello di garantire la progressiva integrazione tra conoscenze acquisite durante i corsi curriculari e l’applicazione di queste conoscenze nella pratica, che è di fatto l’elemento fondamentale dell’apprendimento clinico. Questa cornice di riferimento ci ha permesso di sviluppare gli obiettivi di apprendimento generali per ciascun anno e di poter quindi costruire un percorso orientato al raggiungimento di risultati (outcome) misurabili e valutabili. La valutazione per altro rientra negli esami degli anni clinici a partire dal terzo anno e si conclude con un profilo delle professionalizzanti che entra nella valutazione finale dell’esame di patient management al sesto anno. 

È un po’ come quando arrivi in cima alla montagna e guardandoti indietro assapori più la fatica
che hai fatto per arrivarci, che il semplice fatto di esserci arrivato.

La necessità di integrare le attività professionalizzanti e di inserire la loro valutazione è stato sin da subito un tema cruciale ed essenziale per bilanciare lo sforzo organizzativo richiesto a realizzare questo progetto. Sul piano organizzativo determinante è stata la volontà del Presidente di corso di Laurea di inserire le attività nella pianificazione dei semestri, coinvolgendo in questo modo anche i responsabili dei corsi, sia sul piano della condivisione degli obiettivi delle attività, sia su quello del coinvolgimento delle risorse (professori e medici ospedalieri) per il loro svolgimento. Il progetto, infatti, coinvolge circa 200 tutori afferenti alle strutture di Rozzano, Bergamo e Castellanza, tutti formati alle metodologie tutoriali e alla valutazione, e incontrati individualmente dall’OME all’inizio di ogni semestre per la condivisione del profilo e degli obiettivi degli studenti a loro assegnati o delle attività di laboratorio in cui sono coinvolti. Il numero di studenti, invece, che ruotano nei diversi ambienti formativi che compongono le attività (simulazione, discussione di casi con pazienti reali o virtuali e reparto) è di circa 150-180 per anno, di cui circa un 60% di internazionali. Questa presenza sempre maggiore di studenti internazionali, ma anche la volontà di mantenere la lingua italiana come caratterizzante il percorso (dato che gli studenti frequentano e assistono pazienti italiani) ha reso necessario il bilinguismo per l’acquisizione della terminologia medica, per cui per ogni check list, procedura o istruzione è prevista la versione italiana e quella inglese. Gli studenti stranieri seguono un corso di italiano offerto dall’università, ma necessitano di sperimentare le proprie capacità relazionali e di comprensione del paziente prima di accedere al reparto. In questo senso l’utilizzo dei pazienti simulati per l’acquisizione delle competenze metodologiche e relazionali dell’anamnesi, ha permesso di garantire questo risultato. 

Una volta costruita la struttura con tutti i suoi razionali e motivazioni, il grosso lavoro è stato ed è tuttora quello di farla funzionare. E qui passiamo ad un’altra richiesta, che era quella di descrivere e supportare la metodologia educativa alla base dell’uso delle risorse per la simulazione. Posso avere un ambiente formativo tra i più innovativi, ma se non so come utilizzare l’esperienza che faccio fare ai miei studenti, è come avere una macchina bellissima, ma non saperla guidare. David Gaba, guru della simulazione di Standford, afferma che la simulazione “è una tecnica, non una tecnologia”. Bene, una tecnica differisce da una tecnologia per il fatto che è il razionale che guida i mezzi, quindi i fini degli strumenti che utilizza. Come dire che senza tecnica anche il miglior manichino high fidelity è senz’anima. L’ASPIRE ha richiesto l’esplicitazione dell’impianto metodologico riflessivo alla base delle varie attività; quindi, se e quali strumenti vengono utilizzati per attivare riflessione, se e come vengono condotti debriefing al termine delle sessioni di lavoro, se e come viene dato feedback agli studenti e sulla base di quale quadro concettuale, se e come vengono formati i tutori coinvolti nelle attività a questi approcci, con quale frequenza, come e se vengono valutati. 

Il tema della valutazione ci porta all’ultimo punto di tutto l’impianto del nostro progetto, ovvero il supporto tecnologico non solo utilizzato nelle varie attività e fornito dal Simulation Center – un esempio: la presenza fondamentale di un software specifico per la realizzazione e registrazione delle simulazioni – ma anche quello deputato a garantire la presentazione con i materiali e le istruzioni delle attività, il monitoraggio e la valutazione delle stesse. Nel corso degli anni l’università ha creato una piattaforma di learning management estremamente versatile e costruita ad hoc proprio perché basata su uno strumento duttile come moodle. Questa piattaforma ci ha consentito di avere un sistema completamente formalizzato di tutte le attività, che non solo ha eliminato ogni tipo di supporto cartaceo, ma ha permesso di poter avere un processo di monitoraggio continuo delle presenze, del caricamento dei materiali relativi al portfolio delle attività e della valutazione degli studenti. Anche l’esame pratico a fine di ogni semestre (OSCE) viene svolto direttamente usando lo LMS in modo da poter avere a fine giornata i risultati dell’esame. 

Per concludere, quanto brevemente raccontato è solo una parte, e anche molto sintetica, della nostra esperienza e del perché abbiamo ottenuto questo riconoscimento. Il messaggio importante è quello di vedere come la partecipazione ad una “competizione” possa essere sempre un’occasione di crescita e insegnamento.

Hanno collaborato a questo articolo:
L. Montagna, V. Vinci, C. Del Pozo, S. Brusa

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