Un debriefer di simulazione con la divisa

Giulia Mormando
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Come indossare la divisa da debriefer fatta sulle misure degli altri: una chiacchierata con Alberto Zamboni, pilota di Aviazione “atterrato” nella simulazione in sanità.

Dott. Alberto Zamboni

Caro Alberto,
iniziamo con una domanda diretta: ti senti più a tuo agio con la divisa da pilota o da debriefer?

La divisa da pilota me la scelgo io, nel senso della taglia intendo. La divisa da debriefer è fatta sulle misure degli altri e tocca a me fare in modo che si sentano a loro agio nel riflettere sulla loro esperienza in simulazione. 

Facciamo qualche passo indietro… Raccontaci come ti sei avvicinato alla simulazione.

È la simulazione che si è avvicinata a me sin dall’inizio. Ancor prima di avvicinarci all’aereo vero, siamo buttati dentro una qualche forma di simulatore. Sia esso un tablet per visualizzare il funzionamento dei vari “organi interni” dell’aereo o un mock-up per esercitarci ai pericoli di bordo (fuoco, fumo, scivoli di emergenza) e infine dentro un vero e proprio simulatore di volo che, pensate, costa spesso più dell’aereo vero.

Da sempre si dice che la simulazione in Medicina sia nata da quella dell’aviazione… Cosa accomuna l’aviazione e la sanità?

Sono due attività dove spesso il tempo è poco, il rischio è alto e non si lavora quasi mai da soli. Siamo formati per essere perfetti, ma non dobbiamo credere di esserlo davvero. Siamo immersi in un mare di conoscenze ed allo stesso tempo dovremmo sottoporci a frequenti bagni di umiltà.
Dobbiamo sfruttare al meglio le nostre potenzialità e accettare i nostri limiti. Quale palestra migliore per allenarci in sicurezza?

Qual è stata la cosa più difficile quando hai iniziato a fare il debriefer?

Considerare che ci siano punti di vista diversi dal mio. Riuscire a “leggere” il comportamento fisico, i segnali para-verbali, lo stato emotivo e lo stress dei colleghi che avevano simulato. Capire quali pensieri avessero guidato le loro azioni. Fare il debriefer è un bellissimo esercizio di accettazione della diversità e di inclusione. Come diceva Montaigne: “Nessuna frase mi può stordire, nessuna opinione mi può offendere a prescindere da quanto contrastino con le mie. L’esercizio più utile e più naturale del nostro spirito è la conversazione”.

Ci vuoi dire di più del tuo lavoro con la simulazione? Racconta la cosa più interessante che ti è capitata negli ultimi tempi in simulazione.

Aver proposto un’avaria di bordo molto rara e nel debriefing aver ragionato sui diversi aspetti della situazione. Meno di un mese dopo lo stesso pilota si è trovato a gestire nella realtà la stessa situazione e con piena soddisfazione! 

Quali sono le richieste più frequenti che ti fanno come istruttore di simulazione?

Di riproporre lo stesso scenario appena vissuto per poterlo gestire al meglio e con meno stress. E questo significa che come istruttori non dobbiamo giocare il ruolo altero di “insegnanti” e dare modo ai colleghi di uscire soddisfatti dalla loro esperienza di simulazione e fornire un vero empowerment.

Tornando al tuo lavoro in aviazione e alla similitudine con la Medicina. Ti è mai capitato un errore nel tuo lavoro? Come ti sei comportato? 

Come diceva O. Wilde “l’esperienza è il nome che diamo ai nostri errori”. In aviazione valgono tre semplici regole: gli errori vanno Accettati, Compresi e Comunicati.

Anche se spesso non si tratta di un Errore ma di un Evento. Non c’è solo un gesto, ma una catena di azioni, non si lavora in un vuoto ma in un Contesto e quasi mai da soli ma in un Sistema di relazioni. Noi diciamo “il collega a fianco che ti monitora non è lì per controllarti, ma per proteggerti”. E assieme a me protegge la sicurezza del volo.

E ora una domanda alla Marzullo: meglio una technical skill oggi o una soft-skill domani?

Non ho dubbi: voto per la soft skill. In volo, se qualche tecnicalità mi sfugge, ho tante risorse a disposizione, prima tra tutte i colleghi.

Mentre le soft skills mi servono anche quando scendo dall’aereo, nella vita di tutti i giorni.

Una proposta: ci inviteresti in un simulatore di volo?

Volentieri! Possiamo giocare in tutta sicurezza. L’unico vero pericolo è… appassionarsi ancora di più!

Giulia Mormando
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Giulia Mormando

Dip. medicina DIMED, Università di Padova View all Posts

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