Simulazione, un cambio di paradigma nella sanità

Willem van Meurs
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La formazione basata sulla simulazione è un recente cambio di paradigma nella storia dell’assistenza sanitaria? Hugo Azevedo, presidente di Nasco Healthcare, e Willem van Meurs, un progettista di simulatori di successo, condividono i loro pensieri

Paradigmi e cambi

Il concetto di paradigma scientifico è stato introdotto da Thomas Kuhn nel suo libro del 1962 The Structure of Scientific Revolutions. A rigor di termini, un cambio di paradigma si rende necessario quando si accumulano dati che non possono essere spiegati all’interno del paradigma attuale. Ad esempio, il modello geocentrico, in cui il Sole, la Luna, le stelle e i pianeti orbitano tutti attorno alla Terra, poteva spiegare i movimenti di questi corpi, ma doveva usare molte ipotesi aggiuntive e poteva farlo solo in modo approssimativo. Il modello eliocentrico di Copernico fornì una spiegazione che era sia più semplice che più accurata, ma dovette attendere che l’osservazione di Galileo delle lune che ruotavano chiaramente attorno a Giove fosse generalmente accettata. Nel corso degli anni, il termine “cambio di paradigma” è stato utilizzato anche per i cambiamenti radicali sia nella prospettiva che nella pratica. Anche con questa nozione più ampia, i veri cambiamenti di paradigma sono rari.

Cambiamenti di paradigma nella sanità

L’assistenza sanitaria ha conosciuto alcuni cambiamenti di paradigma. Ci vengono in mente la creazione di scuole di medicina nel Medioevo e un approccio alla diagnosi e al trattamento basato sulla conoscenza. La teoria dei germi della malattia è stata una svolta nel controllo delle infezioni. La chirurgia senza immense sofferenze e severe limitazioni agli interventi è sbocciata solo dopo il controllo delle infezioni e dopo l’invenzione della moderna anestesia. Essere in grado di guardare dentro le persone senza doverle aprire tramite raggi X e altre modalità di immagine è un’altra. Sosteniamo che anche la formazione basata sulla simulazione nel settore sanitario lo sia.

Formazione basata sulla simulazione nel settore sanitario

Fino agli anni Novanta del secolo scorso, le infermiere si addestravano su manichini senza vita, gli studenti di medicina su cani e pecore e gli specializzandi su pazienti reali. Nelle parole di Amitai Ziv et al. (2003) è ormai diventato un “imperativo etico” utilizzare la simulazione, almeno per la formazione iniziale. Questo è più di un semplice cambio di modalità; oltre agli aspetti etici, grazie alla simulazione, la sanità ha ormai acquisito il controllo sui contenuti presentati e sui tempi della formazione. Ad esempio, non è più necessario attendere che si verifichino casi rari.

Sfide in sospeso

Il passaggio dall’allenamento a durata fissa/prestazioni variabili a quello a durata variabile/prestazioni fisse è tutt’altro che completo. La mancanza di metriche oggettive sulle prestazioni può essere un ostacolo in tale processo. I meriti complementari dei pazienti simulati (attori) e dei simulatori di pazienti (dispositivi) non sono ancora ben documentati e l’integrazione della formazione basata sulla simulazione nei programmi di studio del settore sanitario rimane una sfida. La standardizzazione degli scenari di formazione e il loro utilizzo su più piattaforme sono altre sfide. Insieme al team editoriale di SIMZINE continueremo a identificare queste sfide rimanenti e insieme ai nostri colleghi progettisti di simulatori continuiamo a cercare soluzioni.

Ringraziamenti: questo articolo è basato su un post del 2022 di Hugo Azevedo. Il dottor van Meurs è un consulente di Nasco Healthcare.

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