La simulazione al congresso SIAARTI 22

Redazione SIMZINE
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Concluso il 76° congresso SIAARTI. Tanta attenzione è stata posta alla simulazione. Ce lo racconta Stefania Brusa, coordinatrice della Sezione simulazione

ICARE significa ‘mi prendo cura’, intesa sia come cura del paziente che come cura della propria formazione e qualità professionale. Si tratta di un valore fondamentale per la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI), tanto da dare il nome al Congresso Nazionale della Società, che si è svolto quest’anno dal 28 al 30 ottobre, nella splendida cornice del MiCo – Milano Convention Centre.

Tre giorni di incontri ed attività che intendono stimolare la ricerca, l’aggiornamento e la pratica clinica in una disciplina molto complessa, anche attraverso il confronto fra professionisti. Uno dei protagonisti di questa 76° edizione è stata la simulazione medica, alla quale è stato dedicato ampio spazio e numerose sessioni, inclusa addirittura una vera e propria competizione fra specializzandi.  

Abbiamo raggiunto Stefania Brusa, Coordinatore Scientifico del Centro di Simulazione Humanitas University e della Sezione Simulazione di SIAARTI per capire meglio il ruolo che la simulazione ha rivestito all’interno di ICARE. 

SZ: Buongiorno Stefania, quali sono state le novità in ICARE? Siete soddisfatti dell’edizione 2022?

Stefania Brusa: Direi proprio di sì, sia per l’affluenza di partecipanti che per l’ampiezza del programma. Su quest’ultimo punto, mi basti dire che il programma del SIAARTI I-Care del 2022 è stato praticamente un libro di 50 pagine, tanto per farvi capire quante relazioni si sono tenute in contemporanea. Inoltre, il centro congressi MiCo si è rivelato la sede adeguata per l’evento. Sicuramente la partecipazione è stata numerosa: per i professionisti affermati ha giocato un po’ la voglia di tornare ad incontrarsi dopo il Covid; per gli specializzandi è stata l’occasione di confrontarsi con i big dell’anestesia. La cerimonia di apertura è stata molto bella: abbiamo iniziato con un ricordo a Nicola Brienza, il quale purtroppo è venuto a mancare recentemente, dopo di che si sono succeduti i grandi nomi dell’anestesia e rianimazione. Sono stata coinvolta in diverse relazioni tutti i giorni, visto che il tema della simulazione è stato introdotto in numerosi ambiti come la sala operatoria, ma anche medicina peri-operatoria. 

Ad ottobre del 2021, a livello societario SIAARTI, è stata istituita la neo-sezione di simulazione. Di fatto, si tratta di quello che un tempo veniva denominato “gruppo di studio”: l’obiettivo è quello di intraprendere progetti comuni di ricerca e di condivisione di percorsi metodologici didattici. La simulazione non deve essere solo considerata come effetto wow (manichino, tecnologia, business) ma l’obiettivo è quello di dare finalmente dignità a questa potente metodologia didattica che risulta essere molto efficace nell’apprendimento dell’adulto.

Durante il Congresso si è dato ampio spazio alla simulazione con l’intendimento di risaltarla come metodologia didattica, con una struttura scientifica ben precisa e ben determinata, dando rilievo anche al fatto che possa essere uno strumento utile per allenare il fattore umano al fine di ridurre l’errore.

SZ: E quali sono state le attività principali legate alla simulazione all’interno del Congresso?

Stefania Brusa: Nello spazio espositivo, con il supporto Laerdal, sono state create delle skill stations dedicate al training di alcune manovre di base quali  l’intubazione difficile, la cricotiroidotomia, la broncoscopia, il drenaggio toracico. L’iscrizione alle skill stations era libera ed ogni station era presidiata da un tutor: è stato un boom di iscrizioni. Abbiamo addirittura dovuto incrementare il numero dei tutor per riuscire a supportare tutte le attività.  Durante l’ultima giornata del congresso in un’area tipo talk show, su estrazione, c’è stata la premiazione dei partecipanti alle skill stations. La partecipazione è stata stupefacente, un’affluenza addirittura superiore rispetto alle aule con le relazioni frontali. Questo denota sicuramente un grandissimo interesse da parte dei discenti e degli iscritti al Congresso nei confronti della simulazione, nonché un segnale forte di attenzione a riguardo da parte della Presidenza SIAARTI.

SZ: Sono state presentate delle novità specifiche nel campo della simulazione per anestesisti rianimatori?

Stefania Brusa: Nella zona stand espositori i brand principali di prodotti legati alla simulazione hanno ovviamente presentato le loro novità.

Ma direi che la maggiore innovazione l’abbiamo vista in diversi ambiti particolarmente collegati alla Patient Safety.

Gran parte delle relazioni dedicate alla simulazione poi si sono svolte nella parte centrale del Congresso, quella in cui si prevede di avere la maggiore partecipazione, e questo non era successo nelle edizioni precedenti. Insomma, più che mai si è posta attenzione ai temi legati alla sicurezza dei pazienti, e a come questa è ottenibile grazie alla simulazione. Molto interessante il dibattito avvenuto nel Village delle Regioni dove si è discusso su come la simulazione possa essere integrata nel curriculum formativo dello specializzando.

SZ: Ok, ci allacciamo a questo per chiederti: come pensi che la simulazione possa aiutare la formazione degli specializzandi?

Stefania Brusa: Il problema principale è che attualmente in Italia l’integrazione della simulazione nel curriculum delle scuole di specializzazione è molto disomogenea. La legislazione prevede l’utilizzo della simulazione per fare training; la Gazzetta Ufficiale elenca una serie di attività che l’anestesista rianimatore deve acquisire prima di poter essere definito competente. Sono elencate una serie di competenze tecniche che lo specializzando deve saper fare e il numero minimo di esecuzioni per procedura per definirlo competente. C’è poi una sezione abbastanza estesa in cui si prevede che lo specializzando faccia pratica anche nelle non-technical skills. Per quanto riguarda queste ultime, viene riconosciuta la necessità di fare training in simulazione, tuttavia non essendo a disposizione un centro di simulazione in ogni ateneo, non viene definito esattamente un curriculum ad hoc. Durante il congresso abbiamo tenuto una riunione di Sezione; quello che si è convenuto è che ad oggi ancora non sappiamo bene quali siano i centri di simulazione attivi realmente sul territorio italiano, per cui non si ha un’idea chiara delle risorse a disposizione per supportare tutte le attività formative. A complicare la questione si aggiunge che non esiste ancora un ruolo ben definito del ‘formatore in simulazione”. La risorsa più preziosa è quella umana: gli anestesisti che supportano i centri di simulazione spesso, se non sempre, devono dividersi tra il tempo dedicato alla formazione e il tempo dedicato all’attività clinica quotidiana. Non è da tutti avere la possibilità di dedicare del tempo protetto per la formazione e per sostenere l’organizzazione di un Centro di Simulazione. A livello italiano non abbiamo ancora una visione comune. Il problema non è solo avere le risorse economiche ma forse è ancora più importante investire nella crescita e disponibilità delle risorse umane.

SZ: Come dicevi, è molto più semplice coinvolgere uno specializzando nella simulazione. Invece cosa pensi che stia facendo SIAARTI per diffondere la cultura della simulazione nei professionisti già formati? Quali sono le sfide principali?

Stefania Brusa: Io direi che la sfida è partita dal momento in cui è stata istituita la sezione della simulazione, nel senso che è stata riconosciuta finalmente come un ambito di interesse e di sviluppo. I membri del board si sono candidati inviando una lettera motivazionale. Io sono il coordinatore di un team fantastico composto dal dott. Francesco Barbani, il dott. Francesco Barberio, la dott.ssa Elena Bigi e la dott.ssa Carla Todaro; si tratta di un gruppo di cui sono veramente molto fiera perché è un team che ha una visione comune riguardo le prospettive future della simulazione in medicina. Durante il congresso ci siamo riuniti per fare un bilancio di cosa abbiamo realizzato quest’anno. Ho avuto anche modo di condividere il nuovo documento redatto dal Tavolo tecnico del Ministero della Salute sulla simulazione in sanità e che ha visto coinvolta anche la Società Italiana di SIMulazione in MEDicina (SIMMED). Lo consideriamo indubbiamente il primo mattone per la costruzione di un futuro della simulazione e per tutti noi è sicuramente un punto di partenza per programmare le prossime attività. Abbiamo un ricco programma formativo all’interno della SIAARTI: in molti corsi sono previste delle attività che fanno uso della simulazione. Il nostro obiettivo è che si stabiliscano degli standard omogenei nei programmi didattici, si parli un linguaggio comune e si adotti una comune metodologia. Questo è l’obiettivo sfidante per l’anno che verrà.  

SZ: Grazie Stefania, in bocca al lupo per le sfide che vi aspettano!

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