Appena inaugurato il Meyer Health Campus, che tra aule, auditorium e biblioteche ospiterà anche un centro di simulazione in pediatria all’avanguardia. Abbiamo incontrato il suo direttore.
«Una fabbrica di salute e conoscenza».
Così viene definito il nuovissimo Meyer Health Campus, il centro di formazione in ambito pediatrico dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Meyer che ha aperto le sue porte pochissimi giorni fa.
Il Meyer Health Campus si posiziona, fin dalla sua inaugurazione, come un polo di eccellenza per le attività didattiche (sia professionali che accademiche) e la simulazione in pediatria. La sua struttura di 5.000 mq si trova immersa in un parco sulle colline fiorentine e include 7 aule, 2 auditorium, una biblioteca e – ovviamente! – un centro di simulazione all’avanguardia.
Realizzato con la supervisione del Boston Children’s Hospital e della Harvard Medical School, il Centro Simulazione Meyer, che sarà in realtà attivato a breve, riproduce fedelmente un ambiente ospedaliero con stanze di degenza, sala operatoria, stanze di terapia intensiva pediatrica e neonatale.
L’inaugurazione del campus si è tenuta lo scorso venerdì 2 settembre alla presenza anche del Ministro della Salute, R. Speranza. Abbiamo incontrato il Prof. Marco De Luca, direttore del centro di simulazione.
SZ: Buongiorno Prof. De Luca! Quando sarà l’inaugurazione del centro di simulazione?
MDL: Il centro di simulazione sarà inaugurato il 18 ottobre e poi faremo un evento internazionale, probabilmente nel 2023, coinvolgendo anche altri centri europei e il Boston Children’s Hospital che ci ha seguito durante tutto il percorso di progettazione.
SZ. Cosa vi ha portato ad aprire un centro di simulazione?
MDL: Qui all’Ospedale Meyer avevamo un programma di simulazione già dal 2007, poi nel 2009 abbiamo creato un primo centro che faceva prevalentemente simulazione in-situ. In seguito, abbiamo strutturato un network di simulazione pediatrica formando altri istruttori, un po’ come Boston aveva fatto con noi nel 2007, quindi facilitando altre pediatrie a fare simulazione. Abbiamo deciso anche di iniziare a fare simulazione in una struttura come questa, perché ci sembra l’ambiente più adeguato alla formazione di ulteriori istruttori. Inoltre, è sempre più difficile riuscire a trovare degli spazi all’interno dell’ospedale per fare della simulazione in-situ, le sale operatorie sono sempre piene. Abbiamo, quindi, deciso di ricreare alcuni ambienti molto simili a quelli dell’ospedale all’interno del centro. Se avete notato, qui dentro si ha l’impressione di essere in un vero e proprio ospedale: non siamo più al campus, non è più un ambiente didattico, ma sembra di entrare un ambiente sanitario, nel braccio di un ospedale.
SZ. E quali sono state le sfide nella realizzazione, e adesso quali saranno nella gestione del centro?
MDL:. Chiaramente nella fase di realizzazione si è trattato di sfide più burocratiche ed economiche. È un investimento che ha avuto un lungo percorso e processo. Abbiamo trovato anche la fondazione Mario Marianelli che ci ha dato un finanziamento, il quale è stato fondamentale, soprattutto per garantire la qualità agli ambienti e dei simulatori che abbiamo deciso di utilizzare. La nostra sfida nel futuro sarà riuscire ad utilizzare il centro al meglio, cioè sfruttarlo al 100% di quelle che sono le sue potenzialità. Questo è quello che ci attende.
SZ. Che modalità di simulazione utilizzerete nel centro?
MDL: Abbiamo varie modalità, a seconda dell’obiettivo formativo: dalle simulazioni a bassa fedeltà fino a quelle ad altissima fedeltà, come per esempio quelle in sala operatoria. Il nostro focus è sempre capire qual è l’obiettivo e strutturare e progettare la simulazione e la formazione in base a quello che ci viene richiesto. È una formazione molto ‘sartorizzata’ per certi aspetti su quelle che sono le esigenze dei nostri professionisti, ma anche di quelli della Regione e di tutta Italia, visto che abbiamo dei corsi a cui partecipano colleghi da tutto il paese.
SZ. Come integrerete adesso l’attività di simulazione in-center e in-situ?
MDL: I facilitatori sono gli stessi all’interno della nostra azienda, sia per le attività in-situ che per quelle in-center. Quello che ci interessa è proprio avere la possibilità di uno spazio back-up, nel caso la simulazione in-situ non sia possibile perché gli spazi sono occupati da pazienti reali. E come diciamo sempre, il paziente reale viene prima del paziente simulato.
SZ. Grazie Prof. De Luca, ci auguriamo davvero che il Meyer Health Campus possa essere preso come esempio e contribuisca a stimolare l’uso della simulazione in sanità.
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