Come la simulazione ha giocato un ruolo chiave durante un’emergenza nell’emergenza: il racconto, e il vissuto, di un infermiere di Terapia Intensiva
Mi chiamo Daniele. Sono un infermiere calabrese con 16 anni di servizio in Rianimazione, UTI CCH al Policlinico universitario Materdomini di Catanzaro.
Volevo condividere con voi colleghi la mia esperienza lavorativa e simulativa durante la pandemia da SARS-CoV-2 nella mia struttura.
Siamo alla fine del 2020, la Calabria era stata toccata lievemente in termini di casi di malattia e decessi durante la prima ondata. Tuttavia, visto che il trend mensile dei positivi non accennava a diminuire, le Aziende Sanitarie, compresa la mia, hanno iniziato ad assumere varie figure sanitarie, tra cui nuovi infermieri, per fronteggiare la Pandemia.
Eroi! – e così che il personale sanitario è stato appellato per mesi dai media – alcuni con consistente esperienza, molti altri però con poca o nessuna, sono stati destinati ai reparti di malattie infettive e soprattutto alle terapie intensive dove il livello di assistenza è estremamente elevato e richiede delle conoscenze e competenze da parte dell’infermiere che non si acquisiscono in brevi periodi.
La situazione, come potete immaginare bene, non era delle migliori. Vedevo e vivevo ora dopo ora situazioni ed emozioni estreme: rabbia, tensione, paura. Spesso lo sconforto e la scarsa organizzazione facevano da padrone.
Fui, quindi, contattato dai miei responsabili d’area, primario, vice e coordinatrice, che mi diedero il compito di coordinare e formare i nuovi neoassunti con lo scopo di poter fronteggiare al meglio la nuova ondata che si apprestava ad arrivare.
Il tempo e i dati pandemici non erano della nostra parte. Il processo di formazione e condivisione doveva essere il più veloce possibile. Fu così che durante i primi turni in area COVID19 pensai di poter venire incontro alle numerose esigenze del gruppo infermieristico ed OSS organizzando brevi sessioni di formazione in simulazione in una stanza dedicata fuori dal reparto/degenze COVID19.
Questa stanza fu creata ed allestita in pochi giorni nei momenti liberi dopo il turno: riproduceva in maniera molto realistica e fedele la postazione/box UTI con relative colonne, dispositivi elettromedicali, presidi, farmaci utilizzati e ovviamente il paziente ricoverato.
La parte più difficile di quei turni extra era trovare un manichino che potesse simulare le varie situazioni, tutto era fermo per il lockdown! E fu così che mi guardai intorno e vidi qualcosa che aveva una sagoma di una persona adulta, le tute difettate che si cumulavano di turno in turno. Ne presi una, iniziai a riempirla con cuscini di varie dimensioni per darle spessore, poggiai la tuta su un lettino ambulatoriale in disuso trovato in deposito, aggiunsi dei calzari riempiti per fare i piedi dx e sx, riempii dei guanti monouso con acqua per creare le mani. Tutto prendeva forma. La stanchezza dei turni extra iniziava a farsi sentire ma la voglia di poter dare una mano ai colleghi appena arrivati mi dava la forza di andare avanti ed osare di più.
Mancava solo la testa, la parte più importante. Ricordai di avere a casa una maschera bianca utilizzata a carnevale. Aggiunsi dei fori in prossimità del naso e della bocca. Osai di più con un polmone test collegato ad un ventilatore meccanico a turbina tramite tubo endotracheale fatto passare dal foro fatto sulla bocca posizionato nel torace simulavamo i polmoni e conseguente espansione toracica. Con un altro pallone, posto più in basso, nell’addome, simulai lo stomaco con relativo SNG fatto passare attraverso il foro fatto alle narici. Poi collegai un catetere vescicale ad un deflussore classico con una sacca da 1000 di fisiologica per simulare la diuresi. Non ancora soddisfatto, aggiunsi i vari devices come un cvc trilume in giugulare sx, un bilume per dialisi collegato ermeticamente ad una sacca da 1000 di SF con 5 cc di ferro per simulare il sangue venoso in zona femorale sx, una cannula arteriosa per monitoraggio invasivo della pressione arteriosa collegato al relativo kit, e 2 accessi venosi periferici. Infine passai al monitoraggio di base: presi in prestito i cavi normalmente utilizzati per ECG, SpO2, Tc, P.Art invasiva e collegai tutto alla stazione/PC con relativo monitor. Avviai quindi il software test “simulatore forma d’onda e parametri”. Per fortuna avevo letto tempo fa il manuale aggiornato.
Prima delle varie sessioni, quasi come un istinto, ho preferito parlare personalmente con tutti i ragazzi incoraggiandoli e motivandoli, coinvolgendo sia le figure dell’OSS e del medico con l’obiettivo di comprendere, dal loro punto di vista e con le loro parole, cosa durante i primi turni andava bene e cosa no. Abbiamo iniziato gestendo varie situazioni di base routinarie, dagli accessi venosi fino ad arrivare all’arresto cardiaco e all’applicazione dei protocolli ACLS. Sebbene il realismo del simulatore fosse sicuramente moderato, osservavo, con piacere e soddisfazione, che i nuovi colleghi facevano ancora più gruppo, avendo modo di soddisfare i loro dubbi e le loro incertezze in termini di gestione del paziente critico e soprattutto acquisire maggiore sicurezza in sé stessi.
Per capire se le simulazioni fossero servite e se l’obiettivo fosse stato raggiunto, insieme ai miei responsabili pensai che l’unica soluzione fosse vedere «di persona personalmente» – direbbe Catarella di Montalbano – i colleghi al lavoro nei vari turni. In breve tempo ho potuto osservare che la situazione era notevolmente migliorata: soprattutto nei momenti di forte criticità interna, la sinergia e la collaborazione con medici e OSS era notevolmente incrementata.
Ora passati tanti mesi da quell’esperienza mi capita di ripensare al lavoro fatto e allo sforzo mentale e fisico richiesto. Rifarei tutto dall’inizio alla fine: la simulazione è un mezzo che non può mancare nella formazione infermieristica garantendo una maggiore sicurezza dei pazienti ma anche dei professionisti! Mi auguro che atenei e Aziende Sanitarie investano sempre di più nella formazione basata sull’esperienza in simulazione coinvolgendo i vari centri e laboratori di simulazione.