Un esempio di psicotrappola

Pier Luigi Ingrassia
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La teoria del debriefing attraverso una conversazione immaginaria [metalogo] tra un giovane debriefer e uno esperto.


Cos’è l’inganno delle aspettative?

Wow, che bella domanda. Si tratta della tendenza che hanno gli individui di attribuire agli altri le proprie percezioni e convinzioni aspettandosi da loro le stesse azioni e reazioni.

Intendi quindi dire che si tratta di un atteggiamento mentale ricorrente?

Esatto. Mi piace chiamarla psicotrappola. Ci aspettiamo dagli altri quello che faremmo noi al posto loro.

Quindi, in pratica, dobbiamo assumere un punto di vista diverso dal nostro? E come ci si può riuscire?

Bisogna cercare di osservare la realtà con gli occhi degli altri. Mi spiego. In molte situazioni critiche si tenta di risolvere il problema più e più volte nello stesso identico modo, senza accorgersene, anche quando è chiaro che non si otterrà alcun risultato. Questo fenomeno si chiama «visione a tunnel».

Uhm, forse non ho ben capito. Puoi farmi degli esempi?

In alcuni casi ci si fissa su un singolo problema , «questo e solo questo…», omettendo di rivedere la diagnosi o i piani terapeutici, nonostante l’evidenza ci contraddica.

Quindi può capitare di essere catturati dai problemi secondari tralasciando quelli primari?

Corretto! Ad esempio ostinarsi a trattare la tachicardia invece dell’importante emorragia.

A me una volta è capitato di assistere ad uno scenario in cui il team non riteneva urgente trattare il paziente in quanto cosciente, nonostante l’anuria e l’incremento dei lattati.

In questo caso ci si convince che non c‘è alcun problema importante, una sorta di «tutto bene…». Dati importanti
vengono cancellati, possono essere considerati artefatti malgrado altri indichino chiaramente un deterioramento.
In altri casi si spreca un tempo considerevole a cercare altre cause escludendo di trattare quella principale, insomma «qualsiasi cosa tranne questa…».

Ma come possiamo prevenire che si verifichino situazioni simili?

Esatto. In questo modo il discente prende più facilmente coscienza delle modalità di pensiero e di azione del collega o del collaboratore. In pratica si fa proprio quello che suggeriva Heinz Von Foster: «comportati sempre in modo da aumentare le tue possibilità di scelta».

Così sarebbe più facile adottare una sorta di «visione dall’alto» nelle situazioni reali. Come suggerisce il CRM, ossia di assumere prospettive sempre diverse.

Hai perfettamente centrato. Proviamo a sperimentare questo metodo nel prossimo scenario per migliorare la sicurezza dei pazienti?

Sicuro. Grazie per il chiarimento. Alla prossima!


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