La Pac-Man Theory nella Simulazione

Federico Laurini
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Nutrirsi come un Pac-Man di occasioni della vita quotidiana e professionale per potenziare le nostre abilità non-tecniche e migliorare la performace clinica

Estate 2018, preparavo la mia tesi in Scienze dell’educazione e della formazione. Il tema era la valutazione delle competenze trasversali. Utilizzavo un termine di accezione “ISFOL” (Istituto per lo Sviluppo della FOrmazione dei Lavoratori, 1997, ora Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche), dopo la MasterClass in Simulazione le avrei chiamate competenze non tecniche, o ancora Non Technical Skills per essere international!

Il font era dettato da indicazioni accademiche: interlinea, carattere, impaginazione; come arricchire l’aspetto di tante pagine anonime? D’altronde le materie umanistiche difficilmente permettono la creazione di grafici elaborati, istogrammi di dispersione, piuttosto che il più “cool” diagramma di Kiviat (o grafico radar).

Gli esperti in public speaking sottolineano l’importanza di un layout accattivante, e gli unici dati numerici che potevo utilizzare per inserire qualsivoglia grafico, ricco di colori sgargianti che potessero attirare l’attenzione della commissione d’esame – e ancor prima il relatore! – riguardavano il capitolo “Err is Human”, con chiaro riferimento al libro di Linda Kohn. Aeronautica: gli incidenti aeronautici sono per l’80% riconducibili al fattore umano (ENAC “La sicurezza del volo”). Sanità: fino al 70% di tutti gli errori può essere attribuito a fattori umani (Crisis Resource Management to Improve Patient Safety 2005).

Ecco spiegato come nacque il grafico, una bella torta, con una grossa fetta (teniamo il 70%, visto che sono “healthcare oriented”!!) che avrò colorato di giallo ed una piccola (30%) per rappresentare gli errori di natura tecnica.

Il passo successivo fu la creazione del powerpoint da utilizzare durante la discussione. Complice la ricerca, ennesima, di look esaltanti, provai con lo sfondo nero delle diapositive, ma quando arrivai alla slide con il grafico, successe che la fetta del 30%, che avevo colorato di nero per separarla nettamente dalla gialla, si perse nello sfondo! Ecco che con un po’ di rotazione comparse il famoso (e mio coetaneo) Pac-man!

Il nostro Pac-man, come dice la traduzione letterale del nome con il quale venne commercializzato in Giappone (pakupaku = chiudere e aprire la bocca), è una “creatura sferica di colore giallo” (Wikipedia) che nel suo percorso di gioco mangia numerosi puntini, in alcune circostanze anche fantasmi, ciliegie, fragole, e altri frutti!

Facendo un recap, cosa abbiamo? Una creatura gialla, fatta di Non Technical Skills, che si destreggia lungo un percorso più o meno labirintico, evitando fantasmi. E come Pac-man, si nutre di puntini, cioè di occasioni, di opportunità, di vita quotidiana, sia essa privata o professionale. In alcune circostanze è talmente “affamato” che mangia le stesse competenze tecniche che sono parte complementare di noi. Il Capitano Antonio Chialastri, riferendosi alle competenze tecniche del personale di volo, conferma che, per quanto essenziali e insostituibili, queste debbano essere affiancate in maniera complementare a quelle Non Tecniche, le quali possono fare la differenza tra un “incidente evitato” ed un disastro [Human Factor 3. Teamwork negli ambienti ad alto rischio].

La teoria del Pac-man significa proprio questo: le nostre competenze NON tecniche sono così preponderanti che potrebbero cancellare quelle tecniche!

Significa che ho passato gli ultimi anni della mia vita professionale ad accrescere le mie conoscenze tecniche, comprato decine di libri e manuali, frequentato webinar (visto il periodo..sigh!) ed eventi residenziali, che possono venire semplicemente “mangiate” da una competenza non tecnica. Vorrebbe dire rischiare di buttare in cibo anni e anni di tecnicismi a dispetto di un’abilità che, probabilmente, ho maturato chissà in quale “agenzia formativa”, più o meno formale.

The Pac-man theory rappresenta il paradosso della vita, passata ad accrescere conoscenze specifiche sempre più tecniche, a tentare di svilupparle in competenze (dico “tentare” perché da ormai una ventina d’anni non ci stiamo riuscendo – indagine PISA (Program of International Student Assessment), condotta nel 2000 dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, dimostrò che l’Italia è significativamente inferiore alla media degli altri Paesi dell’OCSE), per poi rivelare, specie nei contesti lavorativi ad alta complessità (aviazione, sanità, centrali nucleari ecc), che i best performer sono quelli con un Pac-man più forte.

Attenzione quindi a non vanificare tutte le nostre competenze tecniche a causa di una scarsità di NTS. È quello che vediamo nell’ambito della simulazione in medicina, dove opportunità di successo vengono completamente azzerate, eliminate, digerite, da una prestazione carente dal punto di vista del decision making, del problem solving, del teamwork o della comunicazione.

Nella risoluzione di scenari ad alta fedeltà, così come accade nel simulatore aeronautico, non emerge chi ha notevoli capacità tecniche, ma chi riesce a gestire il proprio Pac-man, colui che sfrutta le proprie competenze trasversali.

La teoria del Pac-man può trovare manifestazione anche in altri ambiti, ogniqualvolta insistiamo nell’eccessivo mondo del knowledge (sapere), dimentichiamo che questo viene – più o meno consapevolmente – annullato dal nostro essere, essere umano. Ricordiamoci di Don Abbondio, che ostentava superiorità culturale, per nascondere NTS lacunose.

Investiamo un po’ del nostro tempo allo sviluppo di NTS, perché nel nero schema della vita, professionale o meno, faranno di noi dei bravi giocatori. Potremmo sconfiggere fantasmi, piuttosto che raccogliere ulteriori punti/successi che si presenteranno, anche inattesi, lungo il labirinto.

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