Il racconto di come uno tavolo di anatomia virtuale sia stato una scoperta per tutti: docenti e discenti
I cadaveri virtuali possono essere una vera scoperta!
Questa è la premessa e vi spiego il perché.
Circa quattro anni fa ho avuto l’opportunità di diventare specialista di un innovativo simulatore di immagini 3D per l’anatomia umana, un tavolo anatomico virtuale [Anatomage Table] presso il Centro di Simulazione CeSi (CPS, Lugano, CH): era il primo dispositivo di questo tipo acquistato in Svizzera e utilizzato in pochissime realtà europee, arrivava dagli Stati Uniti, il paese delle grandi scoperte, si sa. Ho capito subito le grandi potenzialità dello strumento: quattro cadaveri reali donati alla scienza, dissezionati e digitalizzati, possibilità di accedere a centinaia di casi clinici e di visualizzarli in 3D. Mi sono detta: ”Insegnare l’anatomia, d’ora in poi, non sarà più la stessa cosa!”
La prima scoperta è stata la mia, inutile negarlo.
Ho cominciato ad usare lo strumento, o meglio a imparare ad usarlo. La mia mentalità da ricercatrice e, quindi, esploratrice di nuove realtà sperimentali mi ha aiutato in questo. Apparentemente ci si può scoraggiare dai diversi comandi che lo strumento presenta, ma con pazienza tutto poi risulta più facile, soprattutto se il risultato finale è quello di visualizzare un’anatomia virtuale con un cadavere in 3D, che permette di “entrare” negli organi, dissezionarli virtualmente, isolarli e ruotarli nello spazio.
Mi trovavo di fronte alla possibilità di realizzare una didattica diversa: interattiva e coinvolgente. Questo mi ha profondamente motivato a scoprire tutte le potenzialità di questo strumento per capire che tipo di didattica si poteva offrire e cosa si poteva sperimentare e realizzare.
A questo punto dovevo farlo scoprire agli altri docenti.
Devo ammettere, non è stato sempre facile convincerli ad utilizzarlo. Molti docenti insegnavano da anni “l’anatomia tradizionale”, con immagini in due dimensioni ricavate dai libri di testo e mi dicevano che si trovavano bene così. Ma io non mi davo per vinta e aggiungevo: “Dammi una possibilità, proviamo a fare la stessa lezione che tu faresti sul sistema cardiovascolare con l’anatomia virtuale. Ti aiuto io.” Acquistata un minimo di fiducia su questa nuova tecnologia, ho cominciato la mia dimostrazione: ho utilizzato i cadaveri virtuali, configurato il sistema cardiovascolare, evidenziato in diversi colori per risultare più semplice e didatticamente intuitivo, ruotato nello spazio, ingrandito, rimpicciolito, simulato il flusso sanguigno, tolto e rimesso il sistema respiratorio, visualizzato le cavità, dissezionato il cuore mentre batteva, visualizzato in trasparenza, apertura e chiusura e delle valvole, ruotato di sopra e di sotto… I colleghi docenti guardavano tutto questo con grande stupore. Ora finalmente hanno capito le potenzialità! Si può creare una lezione di anatomia virtuale da cadavere reale, si può personalizzarla, si possono creare nuove immagini: finalmente non era più la lezione che si adattava al materiale didattico che si trovava nei libri o nel web, ma il docente che creava il materiale didattico appropriato per la propria lezione. Grande scoperta, niente da aggiungere!
Bene, passiamo agli studenti.
Li ho accolti nell’aula, io ero posizionata dietro il tavolo anatomico e alle mie spalle, visualizzato su due grandi schermi, il cadavere virtuale che avrei utilizzato. Appena gli studenti sono entrati, mi hanno guardato incuriositi: avevano già capito che non sarebbe stata “la solita” lezione di anatomia. Si sono seduti. Silenzio. Occhi a me. Non si sarebbero persi una sola parola e un solo movimento durante la lezione. Ho iniziato a raccontare la storia del tavolo anatomico, perché è stato creato, quali sono le caratteristiche e potenzialità e come lo avremmo utilizzato. Durante la lezione, la loro attenzione è stata catturata: molti di loro avevano già studiato le basi dell’anatomia ma non l’avevano mai visualizzata in questo modo. Hanno cominciato a rielaborare le loro conoscenze, a chiedere approfondimenti. Con curiosità ed entusiasmo si avvicinavano al tavolo per cercare le risposte alle loro domande. Ecco, finalmente, una lezione veramente interattiva! “Bene ragazzi la lezione è finita, grazie!” ho detto alla fine, e la loro risposta: “Ma come? possiamo rimanere ancora?”. Beh, se questa non è un’altra grande scoperta!
LEGGI ANCHE